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Rosetta D'Ursi

Il 3 giugno 1989, nel braccio femminile del carcere delle Vallette, a Torino, morirono nove donne e ragazze detenute e due donne agenti a causa di un incendio. Il fuoco uccise Ivana Buzzegoli, Rosa Capogreco, Paola Cravero, Lauretta Dentico, Lidia De Simone, Morsula Dragutinovic, Editta Hrovat, Beatrice Palla, Radica Traikovic (Vesna), detenute, e Maria Grazia Casazza e Rosetta Sisca, agenti.

In termini di vite umane, allora la più grande tragedia consumata dietro le sbarre dopo la riforma penitenziaria del 1975.

Una tragedia che poteva essere evitata. Una tragedia rimasta senza giustizia. Una tragedia di cui sembra essersi persa la memoria.

31 anni dopo, l’8 marzo del 2020, 13 detenuti del carcere di Modena sono morti dopo una rivolta contro la mancanza di informazione e le dure condizioni di detenzione seguite alla pandemia: non sono stati soccorsi, sono stati lasciati morire lentamente, dopo molte ore, anche dopo lunghi trasferimenti verso altre carceri. I loro nomi: Marco Boattini, Salvatore Cuono Piscitelli, Slim Agrebi, Artur Iuzu, Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi, Ante Culic, Carlo Samir Perez Alvarez, Haitem Kedri, Ghazi Hadidi, Abdellah Ouarrad.

Una tragedia che poteva essere evitata. Una tragedia rimasta senza giustizia. Una tragedia frettolosamente archiviata.

Lo spettacolo Lascia la porta aperta narra e denuncia la storia dell’incendio del 1989 e la morte di 11 donne. Basato sulle testimonianze che nel 1989, nei giorni immediatamente seguenti l’incendio, sono state raccolte tra le donne sopravvissute, la rappresentazione pone al centro i diritti di chi è detenuta/o e, attraverso le testimonianze, i testi scritti dalle artiste e le canzoni invita a riflettere criticamente sul carcere e sulla cultura della pena.

Nel 2019, trentesimo anniversario dell’incendio, la nostra Associazione SaperePlurale, attiva per i diritti delle persone recluse e che ha tra le sue socie alcune delle protagoniste di quel momento tragico, aveva voluto ancora una volta ricordare quelle ragazze, quelle donne, e rinnovare un patto di solidarietà per i diritti delle donne e degli uomini che oggi sono reclusi.

Oggi, 2023, Lascia la porta aperta torna in scena per denunciare la situazione drammatica nelle nostre carceri e le continue violazioni dei diritti, umani e civili, di chi è reclusa/o.

La prima e più inaccettabile violazione è quella del diritto alla vita rappresentata dalla “morte in detenzione”.

Lascia la porta aperta racconta e denuncia queste violazioni e ci chiama ad occuparcene, a non distogliere lo sguardo.

Lascia la porta aperta è uno spettacolo di teatro canzone – a cura dell’associazione Aurea con il gruppo vocale gli Abbaini, promosso da Sapereplurale – che si dipana attraverso brani musicali che fanno da contrappunto al racconto di quella tragica notte, alle testimonianze delle sopravvissute, all’esito della sentenza e ai problemi della quotidianità della vita da recluse.

locandina spettacolo marzo 2023 articolo

 

Leggi i racconti della notte dell'incendio

Leggi la sentenza

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In occasione della ricorrenza del 3 giugno 1989, quando l’incendio nel braccio femminile del carcere delle Vallette, a Torino, uccise undici donne, è ora online Lascia la porta aperta, spettacolo di teatro canzone dedicato a quella notte maledetta. Per non dimenticare.

Qui anche una nuova storia di quella notte, raccontata da Susanna Ronconi, pubblicata da Zapruder, n. 50/2019

1989-2020: un incendio, una pandemia. E la morte entra nelle celle

Il 3 giugno, per noi, si rinnova il dovere della memoria. Da quel 1989, quando un incendio nel braccio femminile del carcere delle Vallette, a Torino, uccise undici donne, nove detenute, due agenti. La più grande tragedia del carcere della riforma, abbiamo sempre scritto, fin dall’inizio, quando abbiamo chiesto verità e giustizia e lavorato per un giusto processo; e poi anno dopo anno, per 30 anni, perché la smemoratezza si è impadronita quasi subito di queste donne, destinando le loro morti alla irrilevanza. Smemoratezza e irrilevanza cui del resto, e sempre più, paiono destinate le vite e le morti di chiunque, donna e uomo, sia rinchiuso e recluso.

Oggi, 3 giugno 2020, riviviamo un nuovo anniversario, caparbiamente decise a non dimenticare. Ci vuole tenacia, contro l’irrilevanza.

Ma quest’anno è diverso. Il conto triste e rabbioso delle morti ha avuto un'impennata, aggiungendo 13 vite a quelle che ogni anno si perdono nelle celle, tra suicidi e morti che non si son visti riconoscere nemmeno il diritto di morire liberi. 13 vite di uomini e ragazzi, questa volta, stroncate mentre cercavano di opporsi e ribellarsi all’angoscia e all’impotenza di una pandemia vissuta da rinchiusi, senza più nessun diritto, senza informazioni, senza garanzie; in un luogo chiuso e affollato dove le difese contro il virus sono deboli, quando non impossibili. Riconosciamo, oggi per loro, i rituali cinismi di quel 1989: allora, si additavano le ragazze che facevano segnali di fuoco per comunicare con il maschile, e non si accusava la direzione che aveva accatastato centinaia di materassi infiammabili sotto le loro finestre, dove mai avrebbero dovuto essere. Oggi, si dice siano morti per overdose da farmaci rubati nell’infermeria, e mentre giungono alla magistratura le prime testimonianze di pestaggi, ancora nulla si sa delle autopsie e, soprattutto, del perché, se davvero di overdose si è trattato, molti di loro siano stati messi su un blindato per trasferirli, per ore e senza soccorso.

Allora, dopo tre anni di una tenace opposizione al silenzio e all’archiviazione, siamo arrivate a un processo, che tuttavia non è stato, a nostro avviso, giusto: il fatto non sussiste (leggi la sentenza). E poco hanno importato le voci di chi era testimone diretta, e le nostre (Leggi i racconti della notte dell'incendio).

Oggi, altre voci cercano di non consentire al silenzio di calare come una cappa mortale sulla verità. Ci vuole tenacia, contro l’irrilevanza (Comitato per la verità sulle morti in carcere, vedi anche la pagina FB).

Lo scorso anno, trentesima ricorrenza della morte delle nostre nove compagne e delle due agenti, abbiamo dedicato loro un racconto corale, Lascia la porta aperta, spettacolo di teatro canzone creato dalle amiche del coro gli Abbaini e dall’associazione Aurea sulla base dei racconti delle superstiti, che avevamo raccolto 30 anni fa.

Lascia la porta aperta è dedicato a loro: Ivana Buzzegoli, Rosa Capogreco, Paola Cravero, Lauretta Dentico, Lidia De Simone, Morsula Dragutinovic, Editta Hrovat, Beatrice Palla, Radica Traikovic (Vesna), detenute e Rosetta Sisca e Maria Grazia Casazza, agenti.

Quest’anno lo dedichiamo a Marco Boattini, Salvatore Cuono Piscitelli, Slim Agrebi, Artur Iuzu, Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi, Ante Culic, Carlo Samir Perez Alvarez, Haitem Kedri, Ghazi Hadidi, Abdellah Rouan, detenuti. Per la verità e la giustizia.

Pubblicato in News
Martedì 05 Novembre 2019 15:37

Lascia la porta aperta

PER NON DIMENTICARE. Racconti dalla notte dell'incendio

In occasione dei 30 anni dall'incendio del 3 giugno 1989 al carcere delle Vallette di Torino

Spettacolo di teatro/canzone
con il gruppo vocale gli Abbaini
regia e voce narrante Olivia Buttafarro
direzione artistica Floriana D’Andrea
azioni sceniche Matteo Squillari
chitarra e voce Giovanni Acchiardi

Con il patrocinio della Città di Torino

In collaborazione con Cecchi Point Casa del Quartiere e Associazione Aurea

Salone delle Arti - Hub Cecchi Point - Via Cecchi 17, Torino - ore 20.45

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Scarica la locandina

Leggi la ricostruzione dei fatti

Leggi la cronologia dell'incendio

Leggi i racconti della notte dell'incendio

 

Leggi la sentenza

Pubblicato in News
Giovedì 31 Gennaio 2019 13:00

30 anni fa alle Vallette

L’incendio del 3 giugno 1989, carcere delle Vallette, Torino

Per non dimenticare. Per rinnovare l’impegno per i diritti di chi è detenuta/o

Trent’anni anni fa, il 3 giugno 1989, un incendio uccise undici donne nell’allora nuovo carcere delle Vallette.

Erano Ivana Buzzegoli, Rosa Capogreco, Paola Cravero, Lauretta Dentico, Lidia De Simone, Morsula Dragutinovic, Editta Hrovat, Beatrice Palla, Radica Traikovic (Vesna), detenute, e Maria Grazia Casazza e Rosetta Sisca, agenti.

Sono morte per incuria e inefficienza, perché 300 materassi infiammabili erano stati accatastati sotto le finestre del braccio femminile, perché i soccorsi hanno tardato, perché non esisteva un piano antincendio, e il tentativo di aprire decine di celle era affidato a due sole agenti, che così hanno trovato la morte

Alcune socie dell’associazione SaperePlurale erano compagne di detenzione di queste donne, hanno lottato, allora, per mesi e anni per dare voce alle donne detenute, e per un processo giusto, fondando l’Associazione “3 Giugno”, sostenute dall’avvocata Bianca Guidetti Serra, e da molte e molti altri. Hanno lottato anche perché i racconti di chi era sopravvissuta non si disperdessero, se ne mantenesse memoria, e i volti e i nomi delle donne morte fossero ricordati: per rispetto a tutte loro e per ribadire i diritti di chi è reclusa/o, prima di tutto il diritto all’incolumità personale.

Quest’anno è il trentesimo anniversario di quel 3 giugno dell’89, e vogliamo ancora una volta ricordare e onorare quelle ragazze, quelle donne. Non devono essere inghiottite dall’oblio, né divorate da questo tempo presente, così incline alla cultura della vendetta, della forca, della violazione dei diritti di chi è rinchiuso.

Noi le ricordiamo tutte, queste ragazze, queste donne. E ricordandole rinnoviamo un patto di solidarietà con le donne e gli uomini che oggi sono reclusi.

L’Associazione SaperePlurale, con il sostegno di molti e molte, intende promuovere memoria e riflessione: con un evento pubblico per il 3 giugno 2019, con la ristampa dei racconti di quella notte, con pagine web dedicate per informare: perché la città ricordi, perché nessuno dimentichi.

L’evento pubblico in memoria avrà forma di uno spettacolo di teatro-canzone, che grazie alla collaborazione dell’Associazione Aurea e delle sue artiste, farà rivivere le voci di quella notte, e potrà portarle in altri luoghi, in nuovi appuntamenti.

Per ricordare insieme, testimoniare, continuare nell’impegno.

Leggi i racconti della notte dell'incendio.

Leggi la cronologia dell'incendio.

Leggi la sentenza.

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Giovedì 31 Gennaio 2019 12:59

I tempi dell'incendio

22.30-22.45

Alcuni detenuti dei blocchi maschili, che guardano sul blocco femminile, avvisano gli agenti che c'è un incendio al blocco femminile. Non si dà peso alle loro affermazioni

23.00 Le detenute danno l'allarme quando già le fiamme invadono alcune celle della sezione «A» e della sezione Penale. Le vigilatrici non hanno disposizioni, reagiscono individualmente, strette tra regolamento e buon senso. Si perde tempo, per andare a prendere le chiavi, per chiamare aiuto, per chiedere disposizioni
23.00-23.30

Nella sezione «A» qualche cella viene aperta dalla vigilatrice, aiutata da alcune detenute; al Penale, una sola cella viene aperta dalla vigilatrice di turno, con più ritardo. Le altre donne della «A» e del Penale, nonché tutte le donne del Nido e della sezione «B» rimangono chiuse almeno fino alle 24.00.
Intanto, alcune detenute scorgono del fumo, più chiaro, sui tetti del nido ed in fondo alla sezione «B».
Nel cortile sottostante, dove sono accatastati i materassi, alcuni agenti tentano di mettere in funzione gli idranti: i bocchettoni delle pompe hanno filettature incompatibili con quelle delle prese d'acqua. Non una goccia esce dagli idranti.
Non saltano fuori, ancora, le maschere antigas, e gli agenti danno consigli dall'esterno e dicono che non possono entrare. Gli agenti dall'altro lato del braccio, quello verso le caserme, paiono non rendersi conto dell'accaduto.
Sono intanto scattati i meccanismi antisommossa, rinforzata la guardia, è arrivato un elicottero

23.19

Solo ora vengono avvisati i Vigili del fuoco (notizia presa dai giornali)

23.25 circa

Arrivo dei pompieri: avvisati solo pochi minuti prima, arrivano 40 minuti (o 55 minuti, dal primissimo avviso) dal primo allarme, e a 25 dal secondo allarme, quello del femminile.
Alcuni detenuti del maschile (centro clinico) affermano ‑ e chiedono di essere sentiti dal magistrato ‑ che i mezzi dei Vigili del fuoco sono stati trattenuti ai cancelli

23.30-24.00 Entrano in funzione le pompe dei Vigili del fuoco che spazzano la struttura dall'esterno. All'interno, tutto si è già compiuto
24.00-00.30

(Qualcuna dice anche le ore 1.00), vengono aperte le celle delle sezioni, poste in salvo le donne ferite, trasportati i corpi di quelle decedute.
La sezione «A» viene aperta dai Vigili del fuoco, come la sezione «B», poco più tardi; il Penale viene aperto inizialmente da un solo agente munito di maschera antigas

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