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Martedì, Marzo 21, 2023

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Il 3 giugno 1989, nel braccio femminile del carcere delle Vallette, a Torino, morirono nove donne e ragazze detenute e due donne agenti a causa di un incendio. Il fuoco uccise Ivana Buzzegoli, Rosa Capogreco, Paola Cravero, Lauretta Dentico, Lidia De Simone, Morsula Dragutinovic, Editta Hrovat, Beatrice Palla, Radica Traikovic (Vesna), detenute, e Maria Grazia Casazza e Rosetta Sisca, agenti.

In termini di vite umane, allora la più grande tragedia consumata dietro le sbarre dopo la riforma penitenziaria del 1975.

Una tragedia che poteva essere evitata. Una tragedia rimasta senza giustizia. Una tragedia di cui sembra essersi persa la memoria.

31 anni dopo, l’8 marzo del 2020, 13 detenuti del carcere di Modena sono morti dopo una rivolta contro la mancanza di informazione e le dure condizioni di detenzione seguite alla pandemia: non sono stati soccorsi, sono stati lasciati morire lentamente, dopo molte ore, anche dopo lunghi trasferimenti verso altre carceri. I loro nomi: Marco Boattini, Salvatore Cuono Piscitelli, Slim Agrebi, Artur Iuzu, Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi, Ante Culic, Carlo Samir Perez Alvarez, Haitem Kedri, Ghazi Hadidi, Abdellah Ouarrad.

Una tragedia che poteva essere evitata. Una tragedia rimasta senza giustizia. Una tragedia frettolosamente archiviata.

Lo spettacolo Lascia la porta aperta narra e denuncia la storia dell’incendio del 1989 e la morte di 11 donne. Basato sulle testimonianze che nel 1989, nei giorni immediatamente seguenti l’incendio, sono state raccolte tra le donne sopravvissute, la rappresentazione pone al centro i diritti di chi è detenuta/o e, attraverso le testimonianze, i testi scritti dalle artiste e le canzoni invita a riflettere criticamente sul carcere e sulla cultura della pena.

Nel 2019, trentesimo anniversario dell’incendio, la nostra Associazione SaperePlurale, attiva per i diritti delle persone recluse e che ha tra le sue socie alcune delle protagoniste di quel momento tragico, aveva voluto ancora una volta ricordare quelle ragazze, quelle donne, e rinnovare un patto di solidarietà per i diritti delle donne e degli uomini che oggi sono reclusi.

Oggi, 2023, Lascia la porta aperta torna in scena per denunciare la situazione drammatica nelle nostre carceri e le continue violazioni dei diritti, umani e civili, di chi è reclusa/o.

La prima e più inaccettabile violazione è quella del diritto alla vita rappresentata dalla “morte in detenzione”.

Lascia la porta aperta racconta e denuncia queste violazioni e ci chiama ad occuparcene, a non distogliere lo sguardo.

Lascia la porta aperta è uno spettacolo di teatro canzone – a cura dell’associazione Aurea con il gruppo vocale gli Abbaini, promosso da Sapereplurale – che si dipana attraverso brani musicali che fanno da contrappunto al racconto di quella tragica notte, alle testimonianze delle sopravvissute, all’esito della sentenza e ai problemi della quotidianità della vita da recluse.

locandina spettacolo marzo 2023 articolo

 

Leggi i racconti della notte dell'incendio

Leggi la sentenza

Presentazione del libro
Nel frattempo. Storie di un altro mondo in questo mondo
di Barbara Mapelli
edizioni Unicopli, 2020

 

9 dicembre ore 17.00 presso Biblioteca Civica Centrale
Via della Cittadella, 5 Torino

 

Insieme all’autrice, Barbara Mapelli, dialogano:

Susanna Ronconi e Patrizia Ottone (SaperePlurale)
Arianna Antonell e Gigi Malaroda (Maurice GLBTQ)

 

Scarica la locandina

Lunedì 29 Novembre 2021 09:00

Aborto sicuro, libero, gratuito

Comunicato stampa

27 associazioni aderenti alla rete Più di 194 voci Torino e Laiga, Libera associazione italiana ginecologi per l'applicazione della legge 194 Odv, diffidano la Regione Piemonte per la mancata applicazione delle linee guida ministeriali per l'interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico.


La Rete Più di 194 voci Torino, nata per sostenere l’autodeterminazione, la libertà, la laicità, i diritti civili e sociali e la salute sessuale e riproduttiva di tuttə è composta da tantissime associazioni di Torino e della sua area metropolitana.
Per fare questo contrasta, con assemblee e mobilitazioni pubbliche, proposte di legge, atti regionali e nazionali che violano i principi della Legge 194 e i diritti civili, presentando anche proposte di merito.
Oggi, venerdì 26 novembre 2021, 27 associazioni aderenti alla Rete e Laiga hanno presentato una diffida alla Regione Piemonte perché non applica non solo la Legge 194/1978 ma neppure l’Aggiornamento delle Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine emanate dal Ministero della Salute, sulla base delle indicazioni del Consiglio Superiore di Sanità e dell'Agenzia Italiana del Farmaco il 12 agosto 2020 che prevedono il ricorso all'interruzione volontaria di
gravidanza con metodo farmacologico fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale in day hospital o presso strutture ambulatoriali/consultori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati all'ospedale ed autorizzati dalla Regione, come in uso nella gran parte degli altri Paesi europei, riconoscendo l’autodeterminazione delle donne e
favorendo un importante risparmio per il Sistema sanitario pubblico.
La Regione Piemonte, non solo non si è ancora adeguata alle nuove Linee di indirizzo delle autorità sanitarie nazionali, ma ne ostacola, di fatto, l’applicazione e, in caso di interruzione di gravidanza con metodo farmacologico, continua a richiedere il ricovero sino a tre giorni.
Chiediamo che senza ulteriore ritardo:

  • sia consentito a tutte le donne, dopo un’adeguata informazione, di scegliere il metodo (farmacologico o chirurgico) con il quale effettuare l'interruzione della gravidanza e il luogo ove effettuarla (ospedale o consultorio);
  • vengano individuati i consultori, che, in stretto collegamento con le strutture ospedaliere di riferimento, possano garantire ed eseguire l'interruzione volontaria di gravidanza in forma farmacologica entro i primi 63 giorni di gravidanza;
  • le operatrici e gli operatori dei consultori vengano adeguatamente formate/i, per poter eseguire in modo appropriato la procedura;
  • sia garantito il servizio di mediazione culturale per un'informazione corretta sul percorso di interruzione volontaria di gravidanza, nonché sui metodi contraccettivi, al fine di prevenire gravidanze indesiderate.

Torino, 26 novembre 2021

Ufficio Stampa
(seguono nominativi associazioni)
A.GE.D.O. TORINO ODV
ALMATERRA APS
ARCIGAY TORINO “Ottavio Mai” APS
ARCI ZETA APS
ARCHIVIO DELLE DONNE IN PIEMONTE
ARTEMIXIA APS
ARTICOLO ZERO – COORDINAMENTO PER LA LAICITA' APS
ASSOCIAZIONE DONNE MONCALIERI
CAMERA DEL LAVORO PROVINCIALE DI TORINO
CASA DELLE DONNE DI TORINO
CENTRI ANTIVIOLENZA E.M.M.A. ONLUS
CENTRO STUDI E DOCUMENTAZIONE PENSIERO FEMMINILE
CERCHIO DEGLI UOMINI
CITTADINANZATTIVA REGIONE PIEMONTE APS
COORDINAMENTO TORINO PRIDE GLBT
DONNE PER LA DIFESA DELLA SOCIETA' CIVILE
FEDERAZIONE “LAADAN” - Centro Culturale e Sociale delle Donne
GECO GENITORI E FIGLI CONTRO L'OMOTRANSFOBIA ODV
GIURISTI DEMOCRATICI TORINO
LA RETE DELLE DONNE
MAURICE GLBTQ APS
METTIAMOCI LE TETTE ONLUS
QUORE APS
RETEDONNA APS
SAPEREPLURALE
SENONORAQUANDO? TORINO
SOCIETA' DI MUTUO SOCCORSO D'AMBO I SESSI EDMONDO DE AMICIS
LAIGA – LIBERA ASSOCIAZIONE ITALIANA GINECOLOGI PER L'APPLICAZIONE DELLA LEGGE 194 ODV

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Liberazioni è alla terza edizione.

Il concorso di scrittura verte su: “Cosa ha significato, vivere, convivere all’interno del carcere in tempo di emergenza sanitaria? E dopo cosa succede?".

Questa la domanda da cui muove il terzo Concorso nazionale di scrittura di Liberazioni – Festival delle arti dentro e fuori.

Tema del bando, aperto sia a detent* di qualsiasi istituto penitenziario italiano, sia a persone in misura alternativa, narrazioni inedite in forma di racconto breve per ricordare passioni, paure, detti e non detti e come queste hanno cambiato i molteplici spazi e tempi della reclusione durante la pandemia.

Una kermesse dalla doppia anima, locale e nazionale LiberAzioni. Infatti se Torino, il quartiere Vallette e la Casa circondariale “Lorusso e Cutugno”, rappresentano i luoghi dove si svolgerà, tra la fine di settembre e inizio ottobre 2021, un festival della creatività, sono due i concorsi, uno di cinema e uno di scrittura, a carattere nazionale.

Scarica il bando del concorso di scrittura

Perché Sapereplurale aderisce al Comitato per la verità e la giustizia sulle morti in carcere del marzo 2020 e perché ci stiamo attivando per la raccolta di fondi necessari al ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, contro l’archiviazione delle morti avvenute nel carcere Sant’Anna di Modena

 

Dalla newsletter del Comitato per la verità e la giustizia sulle morti in carcere del marzo 2020, N. 10/3 giugno 2020, https://www.dirittiglobali.it/coronavirus-morti-carceri-appello/

1989-2020: un incendio, una pandemia. E la morte entra nelle celle

di Associazione Sapereplurale

Il 3 giugno, per noi, si rinnova il dovere della memoria. Da quel 1989, quando un incendio nel braccio femminile del carcere delle Vallette, a Torino, uccise undici donne, nove detenute, due agenti. La più grande tragedia del carcere della riforma, abbiamo sempre scritto, fin dall’inizio, quando abbiamo chiesto verità e giustizia e lavorato per un giusto processo; e poi anno dopo anno, per 30 anni, perché la smemoratezza si è impadronita quasi subito di queste donne, destinando le loro morti alla irrilevanza. Smemoratezza e irrilevanza cui del resto, e sempre più, paiono destinate le vite e le morti di chiunque, donna e uomo, sia rinchiuso e recluso.

Ogni 3 giugno riviviamo un nuovo anniversario, caparbiamente decise a non dimenticare. Ci vuole tenacia, contro l’irrilevanza.

Ma nel 2020 è stato diverso. Il conto triste e rabbioso delle morti ha avuto un'impennata, aggiungendo 13 vite a quelle che ogni anno si perdono nelle celle, tra suicidi e morti che non si son visti riconoscere nemmeno il diritto di morire liberi. 13 vite di uomini e ragazzi, questa volta, stroncate mentre cercavano di opporsi e ribellarsi all’angoscia e all’impotenza di una pandemia vissuta da rinchiusi, senza più nessun diritto, senza informazioni, senza garanzie; in un luogo chiuso e affollato dove le difese contro il virus sono deboli, quando non impossibili. Riconosciamo, oggi per loro, i rituali cinismi di quel 1989: allora, si additavano le ragazze che facevano segnali di fuoco per comunicare con il maschile, e non si accusava la direzione che aveva accatastato centinaia di materassi infiammabili sotto le loro finestre, dove mai avrebbero dovuto essere. Oggi, si dice siano morti per overdose da farmaci rubati nell’infermeria, e mentre giungono alla magistratura le prime testimonianze di pestaggi, ancora nulla si sa, soprattutto, del perché, se davvero di overdose si è trattato, non siano stati soccorsi e salvati, perché molti di loro siano stati messi su un blindato per trasferirli, senza controlli medici, né prima né dopo, in viaggio per ore, e senza soccorso. Nulla si sa, ma intanto è giunta, per 8 di loro, morti nel carcere di Modena, l’archiviazione.

Allora, a Torino, dopo tre anni di una tenace opposizione al silenzio e all’archiviazione, arrivammo a un processo, che tuttavia non è stato, a nostro avviso, giusto: il fatto non sussiste. E poco hanno importato le voci di chi era testimone diretta, e le nostre.

Oggi altre voci cercano di non consentire al silenzio di calare come una cappa mortale sulla verità. Ci vuole tenacia, contro l’irrilevanza. Si deve andare avanti, anche fino a Strasburgo, fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Nel 2019, trentesima ricorrenza della morte delle nostre nove compagne e delle due agenti, abbiamo dedicato loro un racconto corale, Lascia la porta aperta, spettacolo di teatro canzone creato dalle amiche del coro gli Abbaini e dall’associazione Aurea sulla base dei racconti delle superstiti, che avevamo raccolto 30 anni fa.

Lascia la porta aperta è dedicato a loro: Ivana Buzzegoli, Rosa Capogreco, Paola Cravero, Lauretta Dentico, Lidia De Simone, MorsulaDragutinovic, Editta Hrovat, Beatrice Palla, Radica Traikovic (Vesna), detenute e Rosetta Sisca e Maria Grazia Casazza, agenti.

Ora, lo dedichiamo anche a Marco Boattini, Salvatore Cuono Piscitelli, Slim Agrebi, Artur Iuzu, Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi, Ante Culic, Carlo Samir Perez Alvarez, Haitem Kedri, Ghazi Hadidi, Abdellah Rouan, detenuti.

Morti e lasciati morire dopo le lotte e le rivolte contro un carcere dell’abbandono, della irrilevanza, della violazione dei diritti.

Una dedica per la verità e la giustizia.

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