Mercoledì, Dicembre 04, 2024
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Il 5 maggio è stata inaugurata al Cecchi Point, a Torino, la mostra "eVisioni", locandine di prison movies di tutte le epoche a cura del Museo della memoria carceraria di Saluzzo. La mostra - nell'ambito del progetto L'altro quartiere - per una cultura democratica della pena e del carcere - resterà esposta fino al 15 giugno, giorno della proiezione al Cecchi Point del film L'aria salata, dedicato al tema del rapporto tra padri e figli nel vissuto della detenzione
“Spazi violenti” nelle locandine dei prison movies
La rappresentazione degli spazi carcerari nei manifesti pubblicitari dei prison movies ricalcano schemi iconografici piuttosto ricorrenti. Quando la locandina riproduce lo spazio interno del carcere le immagini si ripetono in modo stereotipato, al di là delle epoche e degli stili cinematografici. La violenza dello spazio carcerario è visivamente riprodotta da tre immagini che assumono il valore di vere e proprie icone: le mura, le sbarre, le catene. Tre sostantivi che derivano da altrettanti verbi che esprimono la violenza connaturata al rinchiudere persone in luoghi separati: murare, sbarrare, incatenare.
Le mura a volte emergono sin dal titolo dell’opera cinematografica come nel caso della traduzione italiana del film comico del 1931 di Stan Laurel e Oliver Hardy Le muraglie. In altri casi il muro è il protagonista principale della locandina: nel cult movies Fuga da Alcatraz il volto da duro di Clint Eastwood spunta da una breccia scavata con un coltellino in un muro su cui è raffigurata l’inquietante isola della baia di San Francisco.
Le sbarre dominano in moltissime locandine. Da quelle che incorniciano il volto seducente di Diana Dors in Furia infernale, a quelle abbracciate da un sorridente Danny Kaye ne Il favoloso Andersen. Da quelle che servono a incastonare i volti dei personaggi di Mery per sempre, a quelle da sfondo ad uno stralunato Woody Allen in Io e Annie e ai classici detenuti in divisa a righe de Il generale Della Rovere. Sino a quelle semplicemente evocate, ombre sfumate sul muro della cella, come nella foto di scena di Papillon dove Steve Mc Queen sembra tentare di scorgere tra di esse un residuo di libertà.
Le catene immagine che ci proviene da forme di reclusione ormai pressoché abbandonate come la relegazione in inaccessibili fortezze dei nostri patrioti risorgimentali. Qui le troviamo a volte rievocate in usi non propriamente carcerari come nella locandina de Lo straniero dove il volto di Marcello Mastroianni è attraversato da una catena che regge un letto a ribalta. In altri casi invece nel loro significato più intenso di strumento di costrizione, come nella locandina de L’uomo di Alcatraz dove Burt Lancaster le mostra quasi con fierezza per evidenziare il suo spirito di resistenza, immagine riproposta con il profilo di Sylvester Stallone in una citazione del tutto esplicita nella locandina di Sorvegliato speciale.
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Recluse.
Lo sguardo della differenza femminile sul carcere
di Susanna Ronconi e Grazia Zuffa
con contributi di
Stefano Anastasia, Maria Luisa Boccia, Franco Corleone, Tamar Pitch
Ediesse, 2014
Non sono molte, nel recente panorama italiano, le ricerche che indagano la detenzione femminile, e che soprattutto lo facciano con un approccio qualitativo, capace di dare parola alle protagoniste e ai significati che loro stesse attribuiscono all’esperienza della detenzione. Questo libro nasce dal desiderio di conoscere la soggettività delle donne detenute e dare ad esse voce, senza assecondare visioni “patologizzanti” del reato al femminile né facili stereotipi sulla “debolezza” delle donne detenute. Al contrario, lo sforzo è di rintracciare nelle loro biografie, nelle loro autoriflessioni e valutazioni due diverse “mappe”: quella delle sofferenze, dei fattori di stress e dei momenti critici indotti dalla carcerazione, da un lato; e dall’altro, quella delle risorse, delle strategie personali, in una parola della forza e dei fattori di tenuta, resistenza e resilienza dall’altro, che consente loro non solo di “tenere” durante la detenzione, ma anche, nonostante tutto,di apprendere e immaginare un futuro.
Dialogo a più voci, differenze che si incontrano.
Un anno di attività, un futuro di progetti
Ti invitiamo a prendere con noi un aperitivo per conoscere iniziative e progetti, incontrare i/le partner con cui abbiamo collaborato, scambiare idee e proposte, scoprire prospettive comuni.
Sabato 31 gennaio ore 18.30-21.00
Casa del quartiere di San Salvario, Via Morgari 14 - Torino/b>
Vedi la locandina
Stiamo lavorando per dare vita a un nuovo progetto, Mnemosine. Si tratta di un percorso di sensibilizzazione, animazione culturale e sociale dedicato alla detenzione femminile e ai diritti delle donne detenute, che culminerà nell’installazione di un’opera artistica creata da donne in un luogo della città dedicato alle 11 donne, 9 detenute e due agenti, morte nell’incendio della sezione femminile di Vallette il 3 giugno del 1989.
È stata la più grande tragedia, in termini di vite umane distrutte, del carcere del dopo riforma del 1975. Già allora, un gruppo di donne allora detenute, con il sostegno di molte e molti, prima tra tutti Bianca Guidetti Serra, con l’Associazione “3 giugno”, si attivò perché questa tragedia fosse un insegnamento, e la sicurezza e i diritti di chi è detenuto/a fossero garantiti, prima tra tutti quello alla incolumità e alla vita. Due di queste donne oggi sono socie di Sapereplurale. E oggi intendiamo, a venticinque anni da quella tragedia, trovare un modo affinché la memoria di questo dramma resti viva: per ricordare chi non c’è più, e per ricordare e ricordarci sempre che i diritti di chi è rinchiuso/a per espiare una pena vanno presidiati e difesi, da parte di tutti, istituzioni e società civile. Il progetto ha avuto il consenso e la collaborazione della Città di Torino. In febbraio partiremo con un crowdfunding, seguici sul sito! Progetto in partnership con Rete Culturale Virginia.
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