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Perché Sapereplurale aderisce al Comitato per la verità e la giustizia sulle morti in carcere del marzo 2020 e perché ci stiamo attivando per la raccolta di fondi necessari al ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, contro l’archiviazione delle morti avvenute nel carcere Sant’Anna di Modena

 

Dalla newsletter del Comitato per la verità e la giustizia sulle morti in carcere del marzo 2020, N. 10/3 giugno 2020, https://www.dirittiglobali.it/coronavirus-morti-carceri-appello/

1989-2020: un incendio, una pandemia. E la morte entra nelle celle

di Associazione Sapereplurale

Il 3 giugno, per noi, si rinnova il dovere della memoria. Da quel 1989, quando un incendio nel braccio femminile del carcere delle Vallette, a Torino, uccise undici donne, nove detenute, due agenti. La più grande tragedia del carcere della riforma, abbiamo sempre scritto, fin dall’inizio, quando abbiamo chiesto verità e giustizia e lavorato per un giusto processo; e poi anno dopo anno, per 30 anni, perché la smemoratezza si è impadronita quasi subito di queste donne, destinando le loro morti alla irrilevanza. Smemoratezza e irrilevanza cui del resto, e sempre più, paiono destinate le vite e le morti di chiunque, donna e uomo, sia rinchiuso e recluso.

Ogni 3 giugno riviviamo un nuovo anniversario, caparbiamente decise a non dimenticare. Ci vuole tenacia, contro l’irrilevanza.

Ma nel 2020 è stato diverso. Il conto triste e rabbioso delle morti ha avuto un'impennata, aggiungendo 13 vite a quelle che ogni anno si perdono nelle celle, tra suicidi e morti che non si son visti riconoscere nemmeno il diritto di morire liberi. 13 vite di uomini e ragazzi, questa volta, stroncate mentre cercavano di opporsi e ribellarsi all’angoscia e all’impotenza di una pandemia vissuta da rinchiusi, senza più nessun diritto, senza informazioni, senza garanzie; in un luogo chiuso e affollato dove le difese contro il virus sono deboli, quando non impossibili. Riconosciamo, oggi per loro, i rituali cinismi di quel 1989: allora, si additavano le ragazze che facevano segnali di fuoco per comunicare con il maschile, e non si accusava la direzione che aveva accatastato centinaia di materassi infiammabili sotto le loro finestre, dove mai avrebbero dovuto essere. Oggi, si dice siano morti per overdose da farmaci rubati nell’infermeria, e mentre giungono alla magistratura le prime testimonianze di pestaggi, ancora nulla si sa, soprattutto, del perché, se davvero di overdose si è trattato, non siano stati soccorsi e salvati, perché molti di loro siano stati messi su un blindato per trasferirli, senza controlli medici, né prima né dopo, in viaggio per ore, e senza soccorso. Nulla si sa, ma intanto è giunta, per 8 di loro, morti nel carcere di Modena, l’archiviazione.

Allora, a Torino, dopo tre anni di una tenace opposizione al silenzio e all’archiviazione, arrivammo a un processo, che tuttavia non è stato, a nostro avviso, giusto: il fatto non sussiste. E poco hanno importato le voci di chi era testimone diretta, e le nostre.

Oggi altre voci cercano di non consentire al silenzio di calare come una cappa mortale sulla verità. Ci vuole tenacia, contro l’irrilevanza. Si deve andare avanti, anche fino a Strasburgo, fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Nel 2019, trentesima ricorrenza della morte delle nostre nove compagne e delle due agenti, abbiamo dedicato loro un racconto corale, Lascia la porta aperta, spettacolo di teatro canzone creato dalle amiche del coro gli Abbaini e dall’associazione Aurea sulla base dei racconti delle superstiti, che avevamo raccolto 30 anni fa.

Lascia la porta aperta è dedicato a loro: Ivana Buzzegoli, Rosa Capogreco, Paola Cravero, Lauretta Dentico, Lidia De Simone, MorsulaDragutinovic, Editta Hrovat, Beatrice Palla, Radica Traikovic (Vesna), detenute e Rosetta Sisca e Maria Grazia Casazza, agenti.

Ora, lo dedichiamo anche a Marco Boattini, Salvatore Cuono Piscitelli, Slim Agrebi, Artur Iuzu, Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi, Ante Culic, Carlo Samir Perez Alvarez, Haitem Kedri, Ghazi Hadidi, Abdellah Rouan, detenuti.

Morti e lasciati morire dopo le lotte e le rivolte contro un carcere dell’abbandono, della irrilevanza, della violazione dei diritti.

Una dedica per la verità e la giustizia.

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I detenuti morti nelle carceri durante le proteste contro le misure in prima battuta adottate dall'amministrazione penitenziaria in materia di corona virus sono inaccettabili. Qualsiasi siano le cause di queste morti, esse denunciano ancora una volta come la vita di chi è recluso non conti nulla.

L'intervento del ministro Bonafede al Parlamento ne è purtroppo palese evidenza. Il fatto che alcune di queste morti - e su questo pure aspettiamo una puntuale informazione - siano dovute ad assunzione di farmaci da parte di alcuni detenuti non mitiga, semmai aggrava, il quadro della situazione. Pur considerando l'eccezionalità del periodo, colpiscono l'approssimazione, l'opacità e il silenzio che sono scesi su queste morti: non sappiamo nemmeno i loro nomi! Per questo abbiamo lanciato l'iniziativa di un Comitato di verità, trasparenza e giustizia su queste morti, grazie all'adesione di un primo gruppo di persone sensibili ai diritti di chi è recluso.

E' ora importante la vostra adesione e il vostro sostegno: insieme faremo informazione e pressione affinché non cali il silenzio su questa tragedia L'iniziativa si pone in continuità e alleanza con tutte le iniziative e le proposte che molte delle nostre associazioni hanno avviato e con l'impegno dei Garanti dei diritti delle persone private della libertà personale a fare luce su quanto accaduto Trovate il testo dell'iniziativa al link https://www.dirittiglobali.it/2020/03/morti-nelle-carceri-appello-per-un-comitato-di-verita-e-giustizia/, dove via via troverete tutti gli aggiornamenti e le informazioni.

Potete sostenere il Comitato segnalando e condividendo fatti, informazioni, notizie e esperienze, e contribuendo a tenere viva l'attenzione attraverso i vostri canali di comunicazione. Ogni suggerimento e proposta per rendere più efficace questa iniziativa è benvenuta.

Potete aderire, come singoli e come associazioni e enti, inviando una mail a: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , oggetto: Comitato verità e giustizia

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